La repressione avanza se noi ci autoreprimiamo

Nella notte fra il 5 e il 6 aprile, mentre nel Mediterraneo avveniva l’ennesima strage di donne, uomini e bambini affogati a causa delle leggi razziali della Fortezza Europa, le solerti forze dell’ordine&disciplina si presentavano, in diverse città, nelle case di una sessantina di compagni/e con un mandato di perquisizione.

Un’operazione in grande stile mediatico che ha portato in carcere alcuni compagni/e a Bologna e Ferrara, propinando ad altri/e misure restrittive in base ad accuse che puzzano di montatura lontano un miglio – e che come tali cadranno, ma non prima di aver fatto fare loro gratuitamente alcune settimane, se non mesi, di galera, come sempre.

Quello che i giornali non dicono – e non diranno mai – è che le compagne e i compagni inquisiti e arrestati da anni denunciano la violenza di luoghi come i Cie – campi di concentramento per migranti – e le violenze perpetrate al loro interno, dalle violenze sessuali nei confronti delle donne migranti agli abusi e alle umiliazioni nei confronti degli uomini.

Il loro impegno è teso a smascherare le connivenze tra imprese italiane come l’Eni, Finmeccanica ecc., con regimi dittatoriali (come Libia e Nigeria) e le loro responsabilità nella devastazione ambientale e nello sfruttamento delle popolazioni colonizzate.

E’ chiaro che quello che dà fastidio al potere sono i contenuti su cui si dibatte e si lotta: denunciare le violenze di questo sistema che non lascia scampo a chi non gli è asservito/a né funzionale, invitare a pensare in maniera critica e auspicare una possibile ribellione alla guerra e alla violenza dello Stato in cui viviamo. Sono questi i veri capi di imputazione, è questo ciò che fa paura ai veri violenti e mafiosi che detengono il potere!

Noi ci sentiamo solidali con chi ha lottato insieme a noi, con chi con noi ha denunciato le violenze dei e nei Cie e le politiche colonizzatrici dello Stato italiano, del suo esercito e delle sue imprese.

Vogliamo ricordare il sostegno concreto che proprio l’area anarchica ha dato alla lotta femminista contro i Cie, senza alcun settarismo e nel rispetto delle differenze.

E’ arrivato il momento di mettere da parte la paura della repressione ed essere tutte/i solidali con compagne/i che non si sono fatte/i intimorire o fermare da queste logiche repressive. La repressione avanza se noi ci autoreprimiamo e veniamo meno nel riconoscimento reciproco e nella solidarietà.

Terrorista, per noi, è chi sfrutta, imprigiona, stupra, tortura, bombarda.

Per questo invitiamo tutte e tutti a partecipare alla settimana di iniziative in solidarietà con le compagne e i compagni del Centro di documentazione Fuoriluogo arrestati.

* Domenica 10 aprile: h. 15, presidio sotto al carcere della Dozza (Bologna); h. 19, presidio sotto al carcere di Ferrara – in solidarietà con le/gli arrestati e contro tutte le gabbie

* Lunedì 11 aprile: dalle 7.30, presidio Contro la repressione e la normalizzazione di Bologna, davanti a Scienze Politiche, Strada Maggiore 45

* Martedì 12 aprile:
h. 13, pranzo sociale davanti alla mensa universitaria – contro i lager di stato e tutti i loro complici

* Giovedì 14 aprile:
h. 18, c/o Scienze politiche, Strada Maggiore 45 – assemblea pubblica per il corteo di sabato 16/4

* Sabato 16 aprile h. 15, piazza XX Settembre (Bologna) corteo contro la guerra d’occupazione in Libia e al fianco degli insorti in Nordafrica; contro la guerra interna fatta di proibizioni e repressione; contro i lager di Stato e al fianco di chi si ribella dentro e fuori; contro tutte le gabbie e in solidarietà alle compagne e ai compagni arrestati e a tutti i/le reclusi

Noinonsiamocomplici

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