Labbra cucite per non morire di deportazione

 
 
L’odissea della donna con le labbra cucite
22 mag. – La vita della donna tunisina rinchiusa nel Cie che si è cucita le labbra con ago e filo sarebbe a rischio se venisse rimpatriata. Lo dice l’avvocato Desi Bruno, Il Garante dei diritti delle persone private della libertà personale del comune di Bologna, che oggi ha visitato la donna al Centro d’Identificazione ed Espulsione di via Mattei. L’avvocato ha spiegato che la donna ”Non mangia da due giorni e intende proseguire. Non vuole togliersi questi punti perché ha il terrore”.
La detenuta teme come un incubo il rimpatrio forzato in Tunisia dove la famiglia – come ha raccontato il Garante – l’avrebbe ripudiata per una gravidanza senza matrimonio e dove un cognato, condannato per un omicidio relativo all’integralismo islamico, avrebbe promesso di ucciderla con un coltello se tornata. La donna ha 34 anni ed era arrivata in Italia dalla Libia nel 2006 con un gommone. Ha lasciato un figlio di 4 anni.
“Esiste il divieto di respingimento nei confronti di persone che, tornate in patria, possono subire persecuzioni. E qui ci sono fatti specifici’” ha sottolineato Desi Bruno e per questo motivo l’avvocato Roberta Zerbinati che ha accettato di difendere la tunisina avvierà le procedure per due ricorsi: uno contro l’espulsione e l’altro contro il diniego dell’asilo politico.
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