Milano, 14 aprile 2010.
All’Università Statale di via Festa del Perdono, l’atmosfera era surreale.
Sotto le insegne della mostra-evento Interni think tank, orde di visitatori anestetizzati da un profluvio di suoni, luci e colori potevano immergersi in un’imperdibile occasione di “socializzazione” in cui, tra tazzine di caffè sospese per aria e altri oggetti non meglio identificabili, il Presente faceva sfoggio della propria assurda vacuità.
In serata, uno sprazzo di realtà ha fatto irruzione in questo scenario ovattato. In barba alla vigilanza di una security criptofascista, uno striscione gigante è apparso dal bel mezzo della balconata d’onore. Vi si poteva leggere Contro abominio e internamenti la nostra proposta di design sociale: distruggere tutti i C.I.E., mentre nel cortile d’onore dell’Università venivano lanciati e distribuiti volantini che, détournando il testo di presentazione dell’installazione principale della kermesse, attiravano l’attenzione sull’Abominio del Cie di via Corelli e un compagno saliva sul palco musicale per ribadire la necessità di distruggere i lager di stato.
Come il giorno prima, quando durante la conferenza stampa sono apparsi degli striscioni che ricordavano quanto accade nei Cie – vi si poteva leggere, tra l’altro, Nei Cie la polizia stupra – qualcuno ha voluto in tal modo rendere visibile, nel quadro di questa autocelebrantesi vetrinizzazione sociale, l’osceno dei Cie.
Antirazziste e antirazzisti