Uomini e donne con le mani e i piedi ammanettati…

L’agghiacciante testimonianza (tradotta e pubblicata in una m-list) di un nigeriano deportato con un charter Frontex e l’appello per una settimana internazionale di lotta contro le deportazioni
 
Le persone portate come cadaveri
Ho avuto lo choc della mia vita quando abbiamo cominciato il nostro viaggio [dal centro di detenzione] di Tinsley House all’aeroporto. Siamo restati nel bus dalle ore 11 alle 18 senza poter uscire. Nel bus non abbiamo potuto muoverci né uscire per 7 ore, poiché ogni detenuto era scortato da due agenti di sicurezza.
Gli agenti di sicurezza prendevano una pausa ogni 30 minuti ed erano rimpiazzati da altri agenti, mentre noi, restavamo seduti, stretti come sardine in scatola. Le mie gambe si sono gonfiate e sembravano pesanti come mai mi era successo. 
Più le ore avanzavano, più ogni ora era per noi un’ora di lotta. Mi sentivo sempre più debole, come se il mio sangue avesse smesso di circolare. Non eravamo affatto preparati a ciò che stava per succedere su quel volo charter.
Ovunque posassi il mio sguardo, non c’era che punizione gratuita.
C’erano molte donne tristi e molti bambini nei loro passeggini. I bambini piangevano con veemenza vedendo come i loro genitori venivano trattati. Su questo volo c’erano molte donne con neonati e i minori separati dai loro genitori avevano la tristezza sul viso.
Siamo partiti da un altro aeroporto, Gatwick. Siamo atterrati a Dublino. Là, molti altri sono saliti sul volo charter. I detenuti di Dublino sono stati condotti all’aereoporto nei furgoni penitenziari e avevano le manette ai polsi. Molti erano stati percossi abbondantemente prima di essere imbarcati.
Già nella stessa Gran Bretagna, un minore era stato picchiato quando aveva cominciato a scrivere il suo messaggio «Ho lasciato la Nigeria quando avevo 3 anni, non ho più alcuna famiglia in Nigeria» L’agente di sicurezza al suo fianco gli diceva che non serviva a niente scrivere e che si doveva calmare. Tutt’a un tratto, dalla folla sono partite delle grida che dicevano che dovevano smettere di picchiarlo in quel modo. Hanno gridato così forte che i medici sono accorsi ad occuparsi del ragazzo.
Siamo partiti da Dublino per la Spagna, ed è là che è stato più orribile: uomini e donne ammanettati alle mani e ai piedi. I due agenti di sicurezza ai miei lati hanno realizzato che le mie gambe bruciavano. Quello alla mia sinistra mi ha chiesto se avevo problemi alle gambe e gli ho detto che avevo le vene collassate. Hanno chiamato immediatamente la squadra medica.
Questi hanno detto che non era previsto che fossi espulso su quel volo. L’agente di sicurezza ha di nuovo chiesto cosa si potesse fare nell’immediato. I medici hanno risposto che bisognava autorizzarmi a camminare o a trovare un posto dove mettere le gambe in alto. Riuscivo appena a muovere le gambe. E’ stata un’altra causa di sofferenza ed esasperazione.
Quando ripenso a come siamo stati trattati su questo charter, uno spettro arriva a svuotarmi il cuore. Non mi è mai stato dato un rapporto medico, benché l’avessi chiesto mille volte. Tutti gli ospedali che ho visitato mi domandavano questo rapporto che io non avevo.
Eravamo spaventati in questo aereo, ero spaventato dal gran numero di gente che non voleva tornare nel proprio paese.
La mia esperienza: attacchi di panico che mi assalivano quando vedevo come gli agenti picchiavano tutti quelli che cercavano di contrastare i loro piani.
Già all’aeroporto, tanta gente è stata maltrattata, in Spagna i detenuti sono stati insultati, la polizia li aggrediva verbalmente e li picchiava.
Quando sono rivenuto dai bagni, ho visto molti di quei detenuti che erano saliti in Spagna e avevano le manette.
Ho provato a domandare alla polizia perché stavano così, e allora i poliziotti hanno cominciato a picchiarmi fino a quando i poliziotti inglesi non li hanno fermati, a causa del mio stato di salute.
C’erano molti bambini che piangevano a causa di queste violenze e queste grida nell’aereo. L’insieme di questi atteggiamenti inattesi mi ha ricordato le mie esperienze di tortura.
Tra i passeggeri venuti dalla Gran Bretagna, molti gridavano per dire che dovevano prima passare davanti a un tribunale, altri per dire che avevano moglie e figli qui in Gran Bretagna. Molti si domandavano cosa sarebbe successo ai loro beni che avevano lasciato.
La mia grande sorpresa è stata di non atterrare in un aeroporto nigeriano normale, ma di atterrare su un terreno chiamato NACO AIRPORT (scalo merci) e che i nostri bagagli erano stati posati lì senza alcuna custodia e molti mancavano. 
 
 
Chiamata per una Settimana di azioni contro la Macchina delle Deportazioni
1 – 6 giugno 2010
Le deportazioni sono diventate una parte integrale del sistema delle Regime europeo sull’immigrazione. Centinaia di rifugiati/e e di migranti sono forzatamente deportati/e ogni giorno per fare ciò che le persone hanno fatto per milioni di anni: emigrare alla ricerca di una vita migliore, scappare dalla povertà, dalle persecuzioni, dagli abusi, dalle discriminazioni, dalla guerra etc. Il diritto di viaggiare e vivere dove si vuole è negato a tutti e tutte coloro che hanno un diverso colore della pelle, passaporto e conto in banca. Queste persone sono trattate come ‘criminali’ e incarcerati in prigioni speciali che chiamano con altri eufemismi (centri di rimozione, case rifugio e così via). Gli abusi razzisti e sessisti e la violenza fisica, agiti dalla polizia che si occupa di immigrazione e dalle guardie private, sono istituzionalizzati e legittimati dall’uso della forza nelle operazioni di deportazione.
 
Dietro le deportazioni si nasconde un misto di razzismo, nazionalismo e imperialismo in un contesto di capitalismo globale: mentre il capitale e i cittadini/e dell’Unione Europea e degli altri paesi del “primo mondo” sono liberi di viaggiare dove vogliono, le/gli altri/e dal lato sbagliato dei confini costruiti artificialmente, i cui paesi sono fatti a pezzi dai privilegi europei e dal capitalismo e dalle conquiste imperialiste, sono illegali, criminalizzati e impediti nell’esercizio dei diritti fondamentali. Loro semplicemente cessano di essere persone; diventano “immigrati illegali”, che si “trattengono troppo a lungo” [overstayers] e “mancati richiedenti asilo” di cui si può fare a meno quando non si ha più bisogno di sfruttare il loro lavoro o quando cercano di rivendicare i propri diritti. Come conseguenza, le lotte comuni e le comunità sono divise e prevale una cultura di sospetto e della sorveglianza.
Quando gli ordini di deportazione sono emanati, fa comodo dimenticare le cause dell’immigrazione. Le armi prodotte in Occidente e i conflitti armati, le guerre di aggressione alla ricerca di petrolio e di altre risorse naturali, i regimi repressivi appoggiati dai nostri democratici governi, i cambiamenti climatici e la sottrazione delle terre… tutto ciò può essere rintracciato all’interno delle nostre economie capitaliste, dello stile di vita consumistico e degli interessi imperialisti. La lotta contro le deportazioni non è solo una singola campagna: le persone scelgono o sono forzate a migrare per varie ragioni.
Per far funzionare il sistema dei voli di deportazione, i governi europei appaltano ad una serie di privati o semi-privati il lavoro sporco che sarebbe toccato a loro. Le compagnie aeree sono un ingranaggio centrale della macchina delle deportazioni. Non solo sono una delle prime cause che contribuiscono alla morte del pianeta, ma molte compagnie aeree, nella loro ricerca di profitto, sono contente di portare persone verso una possibile morte – sia essa una deportazione individuale o di massa. Gli interessi dietro la macchina delle deportazioni includono altri tipi di opportunisti, quali le compagnie che provvedono al trasporto e all’accompagnamento durante le deportazioni forzate e le compagnie di sicurezza delle multinazionali, come Serco e G4S, che gestiscono le prigioni per immigrati/e e portano avanti le deportazioni a nome delle autorità per l’immigrazione.
Inoltre, ci sono agenzie fantasma e inspiegabili, agenzie inter-governativei, come l’Agenzia europea per il controllo delle frontiere esterne (Frontex) e l’Organizzazione Internazionale per la migrazione (IOM), il cui ruolo è diventato sempre più influente negli ultimi anni e con le quali i governi europei cercano di portare avanti operazioni unitarie e coordinate. Questo non solo per risparmiare soldi, ma anche per mettere le deportazioni in mano a corpi europei e internazionali, che spingono la responsabilità su un altro livello al di là dei governi nazionali e delle autorità per l’immigrazione.
Infine, La Frontex ha recentemente assunto ulteriori poteri per le deportazioni di massa attraverso voli charter a nome dei governi europei, comprando equipaggiamento e sperimentando nuove tecnologie per il controllo dei confini dell’EU. Dopotutto, un super stato, razzista e imperialista, come Fortresse Europe ha bisogno di un esercito mercenario come Frontex per proteggere i propri confini artificiali.
Deportati e deportate, inclusi bambini/e, sono spesso ammanettati e accompagnati dalla sicurezza come criminali pericolosi (l’etichetta “criminale” è usata da chi è al potere). Ci sono stati numerosi segnalazioni di maltrattamenti fisici e abusi razzisti e sessuali, che uomini e donne hanno subito da parte delle guardie per l’immigrazione o degli “accompagnatori” privati durante le deportazioni (sia individuali che di massa). La proposta di avere qualcuno/a che monitori i diritti umani sui voli per le deportazioni, come ha recentemente suggerito un membro della Commissione europea, può impedire alcune di queste pratiche ma può anche legittimare le brutalità della deportazione stessa.
Siamo consapevoli che resistere contro le deportazioni è un percorso continuo e non confinato ad alcuni giorni o a settimane di azioni: le persone cercano di attraversare i confini in condizioni pericolosissime ogni giorno; gli scioperi della fame e le lotte nelle prigioni per immigrati; i/le deportati/e e i passeggeri consapevoli che si rifiutano di sedersi tranquillamente a bordo di un volo che passa inosservato; le comunità che si uniscono per difendere i loro membri; le proteste regolari e azioni contro varie componenti della macchina delle deportazioni… e molto altro ancora deve essere fatto perché milioni di persone continuano ad essere forzatamente deportate ogni giorno.
Questo appello è rivolto a tutti/e coloro, individualità e gruppi in Europa, che vogliano unirsi in una settimana di azioni decentralizzate e coordinate contro la macchina delle deportazioni nella prima settimana di giugno 2010. Questo appello è rivolto a tutti/e i migranti e rifugiati e chi li sostiene dentro e fuori l’Europa. Organizziamoci nelle nostre realtà locali in azioni o proteste durante la settimana con un unico grido: 
STOP ALLE DEPORTAZIONI!
NO ALLA FORTEZZA EUROPA!
LIBERTÀ DI MOVIMENTO PER TUTTI E TUTTE! 
 
 
 
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