ABCie. Glossario-dossier a cura di Noinonsiamocomplici

E’ finalmente pronto il dossier che avevamo preannunciato un paio di mesi fa.
Mentre ci lavoravamo nei Cie di tutta Italia sono continuati le rivolte e i tentativi di fuga. Anche dal Cie di Modena alcuni immigrati hanno cercato di tagliare la corda dimostrando, ancora una volta, che quel lager non è meno lager di altri, checché ne dica Giovanardi.
Per tutte queste notizie rimandiamo a Macerie che, come sempre, è il sito più aggiornato.

Poniamo, invece, alcune domande su due fatti recenti.
La prima riguarda l’Ariete, il peschereccio di Mazara del Vallo mitragliato, la notte del 13 settembre scorso, da una motovedetta italiana  ‘gentilmente’ concessa in dotazione – con tanto di armi e finanzieri –  alla Libia in seguito agli accordi sul pattugliamento del Mediterraneo. Al di là dell’orrore giustamente suscitato dalla prassi della battuta di caccia alle/i migranti, resa definitivamente evidente da questa vicenda, ricordiamo che l’Ariete nell’inverno del 2008 fu uno dei pescherecci che intervenne per salvare centinaia di migranti che, stipati in due barconi, erano in preda al mare forza 9. Per l’Ariete, come per altri pescherecci, non si trattava del primo intervento solidale, pratica per la quale avevano già ricevuto dei riconoscimenti ufficiali nonché un premio. E allora ci chiediamo se sia davvero ‘per sbaglio’ che la ferocia criminale dei pattugliamenti congiunti si sia scatenata contro l’equipaggio del peschereccio o se, invece, si prospetti la pena di morte per “delitto di solidarietà“.
E a proposito di pena di morte, davanti alla lodevole quanto, spesso, ipocrita e guerrafondaia mobilitazione per Sakineh un’altra domanda sorge spontanea: se Sakineh per sfuggire alla pena di morte fosse scappata in Italia e fosse stata portata in un Cie per essere espulsa, ci sarebbe stata la stessa attenzione? O, invece, avrebbe fatto la fine di Faith della quale, per altro, ancora non si riescono ad avere notizie né a sapere, almeno, se sia ancora viva? E quante sono, oggi, le Faith e le Sakineh rinchiuse dallo Stato italiano nei lager per migranti in attesa di consegnarle al boia?

Anche in forza di questo quadro raccapricciante, vi invitiamo a diffondere il dossier ABCie – La lotta con Joy: un’esperienza singolare?, sperando che possa fornire utili strumenti per continuare la lotta contro i lager della democrazia.

Di seguito potete leggerne la premessa nonché scaricare la versione stampabile e quella web coi link ipertestuali.

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La Bolzaneto di Ponte Galeria

Grazie alla segnalazione di Macerie, riportiamo questa testimonianza di un’ex operatrice della Croce Rossa su stupri e violenze nel lager di Ponte Galeria, raccolta da Madre Terra Fratello Clandestino.

Angela racconta cosa significa vivere in un lager di stato

Le persone che conoscono direttamente i Cie (centri di identificazione ed espulsione) e non si esprimono per sentito dire, hanno imparato che non sono luoghi dove poter fantasticare a occhi aperti. Anzi, sanno benissimo che sono posti dove i sogni vengono spezzati e dove si puo’ incontrare una delle più crudeli realtà del XXI secolo. E’ un accumulo di esseri umani, gettati in una fogna, dove ogni diritto è sospeso.

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Aggiornamenti dai Cie

La mattina dell’11 agosto Ngom è uscita dal Cie di Bologna per tornare al paesello ligure dove fa assistenza ad un anziano italiano. Quando abbiamo avuto occasione di parlarle, mentre era nel Cie, ci ha confermato il solito quadro della situazione, dove il cibo scondito e immangiabile fa da contorno alla disperazione delle donne rinchiuse lì.

All’inizio di agosto è stata chiusa la sezione femminile del Cie di via Corelli a Milano. Nei mesi scorsi erano state mandate a lavorare lì varie ispettrici donne, finché il 3 agosto, col pretesto di creare spazio per una trentina di uomini appena sbarcati in Sicilia, la sezione femminile è stata svuotata e tutte le donne sono state trasferite a Ponte Galeria. Evidentemente le mobilitazioni per Joy hanno ottenuto anche questo effetto. Ma non è sufficiente: i Cie vanno chiusi completamente, non solo alcune sezioni femminili!

Intanto le espulsioni dall’Italia procedono al ritmo serrato di 30-40 immigrati/e a settimana.

E per finire proponiamo questi “auguri” di buon ferragosto, scritti da Isoke Aikpitanyi a nome delle ragazze nigeriane vittime di tratta.

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Sicurezza… per chi?

 
 
 
 
 
Una cinquantina di compagne e compagni ha partecipato oggi al presidio indetto da Mai più schiave! in piazza Roosevelt a Bologna, sotto la questura e la prefettura, per Faith e Ngom, contro i Cie e le deportazioni.
Il presidio era stato preannunciato nei giorni scorsi da un’azione-blitz di informazione. Le compagne avevano pensato di intervenire al cinema all’aperto in piazza Maggiore, ma a causa del maltempo la proiezione di Central do Brasil era stata spostata al cinema Lumiere. Lì il pubblico ha accolto con un caloroso applauso il gruppo che donne che, aprendo due striscioni in sala e distribuendo volantini, ha spiegato le ragioni del presidio organizzato per oggi.
 
Il volantinaggio informativo è, poi, proseguito questa mattina lungo il percorso del corteo per il trentennale della strage alla stazione di Bologna e anche in questa occasione chi riceveva il volantino commentava con rabbia l’atrocità della deportazione di Faith.
Durante il presidio, mentre nelle via adiacenti veniva distribuito questo volantino, sono stati fatti diversi interventi su Ngom, Faith, sulla condizioni di vita nei Cie – in particolare per le donne ma non solo – e sull’atrocità delle deportazioni e i costi in vite umane, sulle ragioni  delle rivolte che si susseguono nei lager per migranti, ma anche sulle continue vessazioni e violenze che vivono le donne immigrate – in particolare quelle senza permesso di soggiorno – nei luoghi di lavoro, sulla schiavitù delle donne che lavorano negli alberghi della riviera romagnola, sulle violenze contro le immigrate da parte di uomini in divisa, sulle ritorsioni nei confronti di chi rende pubbliche queste verità. 
Le compagne hanno più volte ribadito l’importanza delle mobilitazioni dal basso a sostegno delle lotte di donne e uomini rinchiusi nei lager della democrazia e per impedire l’apertura di nuovi Cie.
E’ stato anche letto un documento di adesione delle compagne di Roma, che trovate qui.
Anche questa volta hanno brillato per assenza le associazioni che all’indomani della deportazione di Faith hanno fatto circolare in rete appelli alle istituzioni perché prendessero posizione contro questa violenza– cosa che, ovviamente, non è avvenuta.
Il 12 agosto la situazione di Ngom dovrebbe in qualche modo definirsi e si capirà se intendano tenerla nel Cie, rilasciarla o rimpatriarla. Intanto si attendono aggiornamenti sulla situazione di Faith in Nigeria.
Ascolta la storia di Ngom raccolta da Macerie. 
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Presidio per Faith e Ngom, Bologna 2 agosto

 

Dopo tempo rieccoci qua. Non eravamo sparite. Nel frattempo ci sono state rivolte nei Cie di mezza Italia; la presidente del Lazio, Renata Polverini, è riuscita a dire che a Ponte Galeria si potrebbero organizzare corsi di danza per le donne rinchiuse, come se si trattasse di un circolo ricreativo e non di un lager; altre donne e altri uomini sono state/i deportate/i; l’Italia ha firmato nuovi accordi coi paesi d’emigrazione per negare con maggiore ferocia il diritto a decidere per sé e per la propria vita; è stata deportata in Nigeria una donna che ne era fuggita perché condannata a morte per aver reagito con forza contro una violenza sessuale; nel Cie di Bologna, fra nigeriane disperate, Ngom, una donna senegalese, aspetta con ansia il verdetto di un giudice di pace per sapere se l’Italia la rimanderà dal marito violento da cui era scappata.

Intanto Bologna si prepara alla manifestazione per il trentennale della strage di Stato alla stazione, il 2 agosto.

E proprio per quel giorno alcune compagne hanno voluto indire un presidio di solidarietà, ma non solo, con Faith e Ngom per dire ancora una volta che la nostra vera sicurezza è ben altro da quella che vorrebbero farci digerire in silenzio.

Questo il testo del volantino:

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Festa al campo rom di via Triboniano (Milano), domenica 27 giugno

 
"Noi rom non siamo persone da vendere per gli interessi dell’Expo 2015" 
 
Scarica e diffondi la locandina della festa 
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Report sul corteo di Modena contro i Cie

 
 
Al di là di quello che hanno scritto oggi i pennivendoli, che da un mese soffiavano sul fuoco per criminalizzare a priori il corteo di Modena contro i Cie, e al di là delle continue e scontate pressioni poliziesche, cominciate al casello dell’autostrada fermando i pullman provenienti da altre città per identificare compagni e compagne, la manifestazione di ieri ha avuto un forte impatto comunicativo sulla città di Modena. 
 
Per gran parte del percorso i lati del corteo erano affollatissimi di donne e uomini, italiani e migranti, che ascoltavano con interesse gli interventi dal carro che parlavano non solo di Cie e deportazioni ma di tutta la costellazione di dispositivi di questa società del controllo e dello sfruttamento che trova nei "lager della democrazia" una delle sue espressioni più disumanizzanti, ma di certo non l’unica. 
 
E così si è parlato – in più lingue – di militarizzazione dei territori, di connivenze col sistema dei Cie e della clandestinizzazione di donne e uomini migranti, dei legami tra sfruttamento delle risorse nel Sud del mondo e tratta delle donne, delle lotte al campo rom di Triboniano a Milano, di problematiche legate al mondo del lavoro, dell’uso del razzismo nella gestione della crisi e di tante altre tematiche. 
 
Nella zona abitata prevalentemente da migranti è stata anche fatta una diretta telefonica con un recluso di Ponte Galeria, che ha raccontato – con voce impastata dai farmaci che vengono quotidianamente propinati nel cibo – della condizione di vita in quel lager. 
 
Nell’affollato centro storico sono state mandate le registrazioni di altri interventi dai Cie raccolte dalle radio di movimento nelle ultime settimane. Poi il corteo è proseguito fin sotto il Cie di via La Marmora, per salutare con interventi e fuochi d’artificio i reclusi e le recluse del Cie e del carcere che si trova lì accanto.
Tolgono i lager dai libri di storia per metterli nelle nostre città.  Ma da ieri Modena non potrà più far finta di non sapere. 
Continuons le combat!
Ascolta le dirette raccolte da radio onda rossa: 123 
 
(Nella foto, lo striscione delle compagne al corteo di Modena)
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Dall’interno dei lager, sostegno al corteo di Modena contro i Cie

Da Macerie: […] i reclusi di Corelli, a Milano, hanno deciso di partecipare a modo loro a questa scadenza, e hanno annunciato che a partire da sabato e per tre giorni lo sciopero della fame che hanno iniziato a marzo, e che sta proseguendo “a staffetta” da allora, sarà di nuovo collettivo. Dicono che a questo sciopero di tre giorni probabilmente parteciperanno altri Centri: se ne avremo conferma, man mano, vi faremo sapere. […]
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La barbarie dei Cie è la barbarie di questa società!

Riportiamo, con il suo consenso, le riflessioni di una compagna di Roma a proposito di Joy ma non solo.
Ne approfittiamo per anticipare che, prendendoci tutto il tempo necessario, stileremo un dossier sulle connivenze (e le convenienze) con il "sistema Cie-deportazioni" che abbiamo potuto verificare seguendo la vicenda di Joy.
Ciao a tutte
La storia di Joy è un documento politico.
Joy è uscita, non in libertà, ma sotto protezione, usufruendo dell’art. 18 che dovrebbe salvaguardare le vittime di tratta. 
Joy, come tante altre come lei, è stata venduta dalla borghesia del suo paese  che consegna le ricchezze  del territorio alle multinazionali, le donne al  "divertimento" degli uomini bianchi e gli uomini allo sfruttamento come manodopera sottopagata e senza diritti.
Dietro Joy ci sono gli sfruttatori che l’hanno portata in italia, ma ci sono anche quelli in giacca e cravatta al suo paese che costringono tante Joy a imboccare questa strada e, ancora più sù, ci sono i dirigenti e gli azionisti delle multinazionali che riducono alla disperazione le popolazioni del terzo mondo.
Qui da noi, ha trovato "tante brave persone" che per pochi soldi si toglievano i "loro capricci" (si dice così, no?), ha trovato "leggi democratiche" (Ah! rispettare le leggi è fondamentale!) per cui è stata sbattuta nei CIE perchè irregolare, nei CIE ha trovato violenza e soprusi, compresi quelli di genere nei confronti delle donne.
Si è ribellata ed è, naturalmente, passata dalla parte del torto perchè, qui da noi, vige la "convivenza civile".
Trascinata in tribunale è stata condannata per la ribellione dalla magistratura "baluardo della libertà".
Espiata (che bel termine!) la pena in carcere è stata rinviata in un  CIE. 
Un giudice "di pace" le ha irrorato altri due mesi di detenzione, ma, attenzione ai termini, è amministrativa, non penale (chissà se per Joy ha fatto differenza).
Che sarebbe questo paese senza magistratura e polizia, paladini della libertà!!!
E che sarebbe questo paese senza il rispetto della legge!!!
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Frontex ha colpito ancora…

Riportiamo così com’è, nuda e cruda, la notizia di agenzia che ci conferma l’avvenuto rimpatrio di Debby e Priscilla nonché la deportazione di una donna ucraina che stava nel Cie di Modena e di cui si erano perse le tracce da un po’.
 
Per evitare inutili quanto dannose polemiche "da tastiera" ricordiamo che Debby e Priscilla non sono mai state abbandonate, in particolare da compagne/i di Torino che hanno tentato di tutto, coinvolgendo anche una mediatrice nigeriana, per convincerle a cercare di intraprendere un percorso che le portasse fuori dal Cie, con l’art. 18 o l’asilo politico. Ma inutilmente. 
 
IMMIGRAZIONE: RIMPATRIATI 46 NIGERIANI
(AGI) – Roma, 17 giu. – Alle ore 15.00 di oggi e’ partito dall’aeroporto di Roma Fiumicino un volo charter diretto a Lagos (Nigeria), con cui sono stati rimpatriati 46 cittadini nigeriani, di cui 33 espulsi dall’Italia, 9 dalla Norvegia, 3 dalla Francia e 1 dalla Spagna, scortati da operatori di polizia dei rispettivi Paesi di provenienza.
L’iniziativa ha consentito di rimpatriare cittadini nigeriani illegalmente soggiornanti in Italia e gia’ trattenuti presso i Centri di identificazione ed espulsione di Milano, Torino e Roma, riconosciuti a seguito di interviste effettuate da funzionari dell’Ambasciata nigeriana di Roma, in collaborazione con la Direzione Centrale dell’Immigrazione e della Polizia delle Frontiere.
L’Agenzia Europea per le Frontiere Esterne "FRONTEX" ha partecipato al rimpatrio con l’invio di un rappresentante e co-finanziando l’operazione.
Gia’ lo scorso 1 giugno l’Italia ha partecipato ad un altro volo charter congiunto di rimpatrio diretto in Ucraina, organizzato dalla Spagna e co-finanziato da "FRONTEX" che, partito da Madrid e’ transitato presso lo scalo aereo di Fiumicino imbarcando 8 cittadini ucraini espulsi dall’Italia, rimpatriati unitamente a loro connazionali espulsi dalla Francia e dalla Spagna. (AGI)
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