Roma, verso il 25 novembre

Riceviamo e volentieri pubblichiamo il volantino delle compagne romane.

 

NELLA TUA CITTÀ C’È UN LAGER

È IL CIE (centro di identificazione ed espulsione) DI  PONTE GALERIA

 

NOI NON SIAMO COMPLICI!

 

SIAMO TUTTE CON JOY

LA DONNA CHE HA DENUNCIATO IL TENTATIVO DI STUPRO

DA PARTE DEL SUO CARCERIERE NEL CIE DI MILANO

 

NON VOGLIAMO ESSERE COMPLICI

DI UNA VIOLENZA LEGALIZZATA

 

NON VOGLIAMO ESSERE COMPLICI

DI UNA LEGGE RAZZISTA FATTA IN NOME DELLE DONNE

 

NON VOGLIAMO ESSERE COMPLICI

DI UN SISTEMA CHE CONSIDERA LE PERSONE IMMIGRATE

COME DEI CRIMINALI SOLO PERCHÉ NON HANNO I DOCUMENTI

 

NON C’È RISPOSTA ALLA VIOLENZA CHE NON SIA  AUTODETERMINAZIONE:

L’AUTODETERMINAZIONE DI UNA È L’AUTODETERMINAZIONE DI  TUTTE

 

MERCOLEDÌ 25 NOVEMBRE 2009

GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE

 

PRESIDIO ITINERANTE DI DONNE,

FEMMINISTE E LESBICHE, MIGRANTI E AUTOCTONE

VERSO IL CIE DI PONTE GALERIA

 

alle 16:00: appuntamento alla stazione Ostiense

per un volantinaggio sul treno che porta verso il Cie

 

dalle 17:00: presidio davanti al Cie di Ponte Galeria

(via Gaetano Rolli Lorenzini angolo via Cesare Chiodi)

musica e parole, voci, denunce e testimonianze di  femministe e lesbiche

 

CONTRO LA VIOLENZA SESSISTA E RAZZISTA,

NOI SIAMO TUTTE CON JOY E HELLEN!

 

Nella tua città c’è un lager. Alle porte di Roma, tra il  Parco Leonardo e la Fiera di Roma, c’è il centro di identificazione ed  espulsione (Cie, ex Cpt) di Ponte Galeria, dove vengono rinchiuse, in  condizioni disumane, le persone immigrate prive di documenti o che hanno perso  il lavoro. Con l’approvazione del "pacchetto sicurezza" e il  prolungamento della detenzione fino a sei mesi, lo stato vorrebbe privare le  persone immigrate di ogni dignità e costringerle a vivere in un regime di  violenza quotidiana e legalizzata. Nel corso dell’estate, sono scoppiate numerose  rivolte, da Lampedusa a Gradisca. Noi ci sentiamo vicine e vogliamo sostenere  le lotte delle recluse e dei reclusi contro questi "lager della  democrazia". In particolare vogliamo farvi conoscere la forza e  l’autodeterminazione di Joy.

Martedì 13 ottobre si è chiuso il processo di primo grado  contro i reclusi e le recluse accusate dalla Croce Rossa di aver dato vita, ad  agosto, alla rivolta contro l’approvazione del pacchetto sicurezza nel Cie di  via Corelli a Milano. Nel corso del processo una di queste donne, Joy, ha  denunciato in aula di aver subito un tentativo di stupro da parte  dell’ispettore-capo di polizia Vittorio Addesso e di essersi salvata solograzie all’aiuto della sua compagna di cella, Hellen. Inoltre, entrambe hanno  raccontato che, durante la rivolta, con altre recluse, sono state trascinate  seminude in una stanza senza telecamere, ammanettate e fatte inginocchiare, per  essere poi picchiate selvaggiamente prima di essere portate in carcere. Dopo  essere state condannate a sei mesi di carcere per la rivolta, ora Joy e Hellen  rischiano un processo per calunnia, per aver denunciato la violenza subita.

Sappiamo bene che questo non è un caso isolato: i ricatti  sessuali, le molestie, le violenze e gli stupri sono una realtà che le donne  migranti subiscono quotidianamente nei Cie, ma le loro voci sono ridotte alsilenzio perché i guardiani, protetti dalla complicità della croce rossa, in  quanto rappresentanti dell’istituzione, si sentono liberi di abusare delle  recluse.

Sappiamo bene quanto sia aggravante essere prigioniera e  donna: la violenza che si consuma nei luoghi di detenzione ad opera dei  carcerieri, che viene sistematicamente occultata, si manifesta anche e  soprattutto attraverso forme di violenza sessuale sulle prigioniere donne:  perchè la violenza maschile sulle donne è un fatto culturale, e si basa sulla  sopraffazione che sfocia nell’abuso del corpo e nell’offesa della mente.

Per questo pensiamo che sia importante sostenere Joy e  Hellen, assieme a tutte le migranti che hanno avuto – e che avranno in futuro –  il coraggio di ribellarsi ai loro carcerieri.

Per questo il 25 novembre, giornata internazionale contro  la violenza sulle donne, assieme ad altre compagne femministe e lesbiche che si  stanno mobilitando in diverse città, saremo a Ponte Galeria. Per affermare che  noi non vogliamo essere complici, né delle campagne mediatiche costruite  sull’equazione razzista "clandestino uguale stupratore", né delle  leggi razziste, securitarie e repressive varate in nostro nome; per gridare che  tutti i centri di detenzione per migranti devono essere chiusi; per dire che  rifiutiamo ogni forma di controllo e ogni tentativo di usare i nostri corpi per  giustificare gli stereotipi e le violenze razziste e sessiste.

Ma soprattutto saremo lì per esprimere la nostra  solidarietà a tutte le recluse e i reclusi nei Cie e per far sentire a Joy e  Hellen che non sono sole, che il loro gesto rappresenta un atto estremamente  significativo di resistenza e di autodeterminazione, che rovescia il ruolo di  vittima assegnato alle donne immigrate, dando forza a tutte le lotte e i  percorsi contro la violenza sulle donne, dentro e fuori dai Cie.

 

Guarda il volantino 

 

 

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