Nonostante l’accanimento dei guardiani e della Croce Rossa – che hanno hanno cercato di impedire che le/i solidali portassero acqua e succhi di frutta per sostenere la lotta delle e dei migranti– continua lo sciopero della fame nel lager di via Corelli a Milano e le/i solidali hanno fatto entrare altre bevande.
A Ponte Galeria, invece, non c’è più speranza, come spiega un recluso ai microfoni di radio onda rossa. Fuori dal Cie di Roma il 13 marzo si terrà un presidio. Leggi il comunicato delle compagne; leggi l’appello; guarda il manifesto; ascolta l’intervento di un antirazzista.
Da Torino, giungono notizie sul peggioramento delle condizioni di Sofien, in sciopero della fame da giorni. E intanto si attende a breve la decisione del tribunale del riesame sugli arresti di Torino (leggi qui).
Anche in Inghilterra si susseguono gli scioperi della fame e per domani, 11 marzo, è prevista una deportazione di massa in Nigeria con un volo speciale su cui verranno imbarcate anche molte delle donne che dal 5 febbraio sono in sciopero della fame nel lager di Yarl’s Wood. Uno sciopero della fame, che ha coinvolto ottantaquattro donne, lanciato per chiedere la fine di tutte le umiliazioni che avvengono nei centri di detenzione.
Una breve sintesi della protesta. Il giorno 8 febbraio, le guardie della Serco, che gestiscono il lager di Yarl’s Wood, hanno violentemente attaccato le donne in sciopero della fame per interrompere la protesta: settanta donne sono state chiuse nel corridoio per otto ore senza acqua, cibo, bagno e senza assistenza medica.
Molte sono svenute e una ventina di donne che avevano tentato di evadere dalle finestre sono state picchiate e messe in isolamento. Quattro di queste donne considerate “leader” sono state trasferite alla prigione di Holloway a Londra.
Successivamente hanno avuto luogo alcune proteste di solidarietà con le detenute: il 10 febbraio degli studenti hanno fatto uno sciopero della fame negli uffici della Serco a Londra; il 12 febbraio una cinquantina di persone hanno fatto un presidio rumoroso davanti agli uffici della Serco, 84 militanti no-border hanno fatto un digiuno di 24 ore, e altre sessantasei persone a Bedford hanno fatto uno sciopero della fame di 24 ore; il 17 febbraio, si è svolta una manifestazione sotto il carcere dove sono detenute le quattro di Yarl’s Wood a Londra; il 21 febbraio un’altra manifestazione si è tenuta nei pressi di Yarl’s Wood e il 26 davanti agli uffici della Serco.
Le cinque donne considerate le leader della protesta sono tutt’ora in carcere (si tratta di Gladys Obiyan dalla Nigeria, Denise McNeil e Sheree Wilson dalla Jamaica, Aminata Camara dalla Guinea e Shellyann Stupart dalla Jamaica). Denise, che da settimane è in isolamento, era riuscita a far uscire delle foto che testimoniavano le botte subite dalle guardie della Serco e ha scritto una testimonianza. Nel mentre, a Yarl’s Wood almeno ventisette donne hanno continuato lo sciopero della fame, venendo sempre più isolate dalle guardie della Serco che ne hanno interrotto i legami con l’esterno.
Un charter per la Nigeria è programmato giovedì 11 marzo alle 19.30; è abbastanza sicuro che un gran numero di detenute che hanno fatto lo sciopero della fame saranno su quel volo per l’espulsione. Su quel volo potrebbero essere deportate/i anche nigeriane/i dai Paesi Bassi.
Una donna di Yeal’s Wood in sciopero della fame qualche tempo fa ha scritto:
Le donne in sciopero della fame vogliono risposte e dignità. Sono una delle settanta donne in sciopero della fame nel Centro di Yarl’s Wood contro il trattamento a cui siamo sottoposte. siamo in sciopero della fame dall’inizio di febbraio. Io ho vinto la mia causa e mi è stato garantito l’asilo politico in Inghilterra, ma le autorità mi tengono ancora in stato di detenzione, come molte altre donne qui. Il ministero degli interni ha detto che vuole rivedere il mio caso, ma questo non può dargli il diritto di tenermi ancora chiusa in questa prigione in cui sto da sette mesi. Altre sono qui da tre anni. A Yarl’s Wood ci sono donne sopravvissute a stupri e vittime di tortura. Ne abbiamo passate di tutti i colori e poi, quando siamo arrivate in Inghilterra, siamo state rinchiuse. Vengo da Santa Lucia. Io e mia figlia siamo state rapite dai trafficanti e là non abbiamo trovato alcuna protezione. Il giudice ha sentenziato che non posso essere rimandata a casa. Siamo tutte avvilite e ne abbiamo avute abbastanza. Vogliamo sapere perché siamo ancora qui. Molte di noi sono madri e hanno figli fuori di qui. Vogliamo vederli! Le condizioni di vita qui sono pessime e le guardie sono molto aggressive con noi, soprattutto da quando abbiamo cominciato lo sciopero della fame. Tutte le donne stanno discutendo di continuare lo sciopero della fame finché non riceviamo qualche risposta. Stiamo ricevendo molte lettere di supporto da parte di persone che sostengono la nostra campagna. Per favore, continuate a sostenerci. Verna Joseph, Yarl’s Wood
Approfondimenti (in francese) sulla protesta delle donne a Yarl’s Wood e sulle rivendicazioni della lotta (in inglese).
Il 13 marzo a Hardmonsworth si terrà una manifestazione a sostegno dello sciopero della fame cominciato il 2 marzo in un altro dei lager inglesi e di cui potete leggere gli aggiornamenti (in inglese) qui.
Per ulteriori aggiornamenti:
http://www.london.noborders.org.uk/ http://www.indymedia.org.uk/
In alto: Foto della manifestazione di attiviste/i femministe e no-border sotto il lager di Yarl’s Wood lo scorso 21 febbraio