“C’è il mio nome nella lista?”

Due agenti di polizia, una donna e un uomo, fermano un’immigrata per controllarne i documenti. La donna cerca di scappare perché ne è sprovvista, ma loro la bloccano, la ammanettano e la rinchiudono nel Cie. Dalla gabbia la donna chiede ossessivamente a due guardie, senza ricevere risposta ma solo sguardi cinici, "C’è il mio nome nella lista? C’è il mio nome nella lista?". La lista è quella delle donne che quel giorno verranno espulse dall’Italia con un volo Frontex. La donna ha il terrore di essere rimandata nel suo paese, dove la aspetta un destino di morte.
 
Questa l’iniziativa a sorpresa preannunciata nel blog: una simulazione che ieri alcune di noi con compagne e compagni del centro sociale Désir di Feltre (BL) ha fatto nel centro del paese, attirando l’attenzione di chi passava di là. 
Alla simulazione sono seguiti interventi e volantinaggi sulla vicenda di Joy e sulla realtà dei Cie e delle deportazioni.
 
L’idea di questa simulazione ci è venuta da una frase di Joy. La mattina in cui l’avrebbero dovuta "rimpatriare", infatti, dopo ore di angosciosa attesa che hanno ricordato a molte di noi i famigerati "braccetti della morte" delle carceri statunitensi, Joy ha chiamato emozionatissima ripetendo più volte "Il mio nome non è nella lista!". Quella frase ci ha immediatamente catapultate dai "braccetti della morte" ai lager nazisti. Proprio qualche ora prima ci aveva detto "Hanno cominciato a portare via le donne…". 
 
Crediamo non ci sia altro da aggiungere… ma molto da fare per fermare questo orrore!
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