Florence è libera!

Ieri Florence è uscita dal Cie di Ponte Galeria con un permesso di soggiorno per l’articolo 18 grazie al lavoro delle operatrici di Be Free, di cui vi invitiamo a leggere un "istruttivo" dossier sulla tratta.

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Ieri a Torino si è tenuta un’iniziativa sotto la sede dell’Eni con l’intento di focalizzare l’attenzione sulle responsabilità dell’azienda italiana rispetto alla situazione sociale in Nigeria e quindi, passo dopo passo, sulla storia di Joy e delle sue compagne. Leggi il report su Macerie

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Di seguito, il comunicato diffuso ieri dal Comitato per i diritti civili delle prostitute a proposito di Joy ma non solo.

Joy è ostaggio dello stato italiano

Joy che, come tante altre donne rinchiuse nei lager per migranti, avrebbe diritto ad un permesso di soggiorno come vittima di tratta, è ingabbiata nel circuito Cie-carcere-Cie dal 26 giugno 2009. Quel giorno, infatti, venne fermata per un controllo mentre andava al supermercato. Sprovvista di documenti, venne trattenuta per tre giorni in caserma e poi portata al Cie milanese di via Corelli, il 29 giugno.

Al CIE ha subito un tentativo di stupro da parte di un ispettore di polizia  e ha avuto il coraggio di denunciarlo. Joy insieme a Helen, Florence, Debbie, Priscilla e altre sono state picchiate, arrestate e processate, trattenute in carcere per sei mesi per essersi ribellate e aver protestato  durante una rivolta al CIE di Corelli a Milano.

Rilasciate dal carcere sono state trasferite nuovamente nei CIE, Joy 10 mesi passati tra Cie e carceri.

Ora la prospettiva di passarne così ancora almeno altri due, oggi la questura ha confermato il suo trattenimento nel CIE di Modena.

Joy è una delle tante vittime della tratta e di spietati trafficanti che girano liberi (loro si) nel nostro Paese. Ricordiamo che costoro hanno già ucciso tre familiari di Joy – il padre, un fratello e la sorella – per costringerla a tornare sulla strada.

La storia di Joy e di altre donne e trans che hanno subito abusi nel CIE di Milano ci dimostra come gli apparati repressivi e di controllo dello Stato esigano soprattutto che i ricatti sessuali che ogni donna e trans subisce dentro i Cie rimangano taciuti. Stanno cercando di obbligarle al silenzio.

Rivolgiamo questo pubblico appello al presidente della Commissione Diritti Umani del Senato  Se. Marcello Pera affinché prenda conoscenza di quanto sta accadendo nei CIE in relazione alle violenze sulle donne e transessuali.

Se non verranno prese iniziative dal nostro Governo per proteggere le vittime di trafficking che sono recluse faremo un rapporto urgente al Human Rights Council delle Nazioni Unite.

Chiediamo alla stampa di affrontare questo caso che è emblematico della situazione di violenza in cui vivono tante donne migranti in Italia e dentro i CIE. La violenza istituzionale sulla loro pelle non deve passare inosservata, i prossimi giorni ci sarà una mobilitazione per Joy.

Pia Covre

Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute

 

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