Marce sono alcune mele o tutta la piantagione?

 
 
Mentre il Vaticano è impegnato in un triplo salto mortale per contenere l’emersione delle violenze sessuali contro bimbe e bimbi nelle chiese, negli oratori e nelle missioni, fra gli uomini in divisa la situazione non è migliore.
Da tempo le compagne ripetono che nei Cie la polizia stupra e pagano questa verità con le "particolari attenzioni" rivolte loro dalle varie questure italiane: computer "impazziti", telefoni controllati, cellulari isolati, digos piazzati sotto questa e quella abitazione, pedinamenti, ripetuti controlli di documenti per strada e altre amenità, fino ad arrivare alle cariche e alle manganellate come a Milano lo scorso 25 novembre
Questi tentativi di intimidazione non ci dissuadono dal proseguire nel nostro percorso di denuncia politica ma, anzi, ci confermano di aver imboccato la strada giusta. 
In questi giorni, infatti, si moltiplicano le notizie di abusi sessuali da parte dei "servitori dello Stato": oltre agli stupri commessi da alcuni finanzieri e di cui abbiamo già parlato, è di ieri la notizia di  M.T. (figuriamoci se nel giornali danno il nome per esteso: mica è un immigrato!), poliziotto trentenne di Bosaro (Rovigo) che ha stuprato una dodicenne minacciandola con un coltello; oggi, invece, leggiamo su un quotidiano che un ispettore di 56 anni e un assistente di polizia penitenziaria – di cui non è dato sapere il nome – sono accusati di aver ripetutamente violentato due ragazze transessuali nel carcere di San Vittore, a Milano.
Anche di costoro, ovviamente, si dirà che sono delle "mele marce" e forse qualcuno ancora ci crederà. 
Ma per quanto tempo ancora riusciranno a coprire gli abusi sessuali degli uomini in divisa? 
Per quanto tempo ancora riusciranno a far bere a questo paese lo sciroppino della sicurezza per la salute delle donne?
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