Anche in forza di questo quadro raccapricciante, vi invitiamo a diffondere il dossier ABCie – La lotta con Joy: un’esperienza singolare?, sperando che possa fornire utili strumenti per continuare la lotta contro i lager della democrazia.
Di seguito potete leggerne la premessa nonché scaricare la versione stampabile e quella web coi link ipertestuali.
Perché questo “glossier”?
Può capitare che le anime belle che si avvicinano alla politica si trovino imbrigliate in un ginepraio di istituzioni, enti, associazioni e cooperative – magari dal nome accattivante o rassicurante – che sembrano occuparsi di “cose giustissime”… Queste anime belle rimangono così irretite dal “volto umano” di alcune istituzioni senza comprendere a che ruolo siano asservite.
La storia di Joy, che ha reso più trasparenti le mura dei Centri di identificazione ed espulsione (Cie), ci ha permesso di distinguere con chiarezza chi fa cosa e che ruolo riveste là dove un mandato non è mai neutro perché significa profitto.
A Joy, vittima di tratta come tante altre ragazze nigeriane, lo Stato italiano ha rubato un anno di vita nel circuito Cie-carcere-Cie per essersi difesa dalla violenza sessuale di un ispettore-capo di polizia nel lager per immigrati/e di via Corelli, a Milano.
Pur avendo seguito la sua vicenda dall’inizio, abbiamo potuto incontrarla quando, dopo due mesi di Cie e sei di carcere, è stata rinchiusa di nuovo in un Cie, quello di Modena. La sua domanda più ricorrente era la medesima di donne e uomini rinchiuse/i nei lager della democrazia: “Perché sono qui?”.
In parte è catartico per noi render pubblica questa esperienza, ma soprattutto intendiamo mettere a disposizione di chi lotta contro i Cie degli strumenti in più e dare, a chi ancora non lotta, delle buone ragioni per cominciare a farlo senza rimandare oltre.
Con questo “glossier” (dossier in forma di glossario) vorremmo anche affrontare una serie di fraintendimenti che non abbiamo avuto tempo di chiarire lungo il percorso perché eravamo troppo concentrate sull’obiettivo: tirar fuori Joy dal lager per migranti e non farla rimpatriare.
Non pretendiamo di essere esaustive, quanto di fornire uno strumento ulteriore per la cassetta degli attrezzi di chi sogna una società senza gabbie e combatte per realizzarla. Questa esperienza “singolare” – una microfisica che è anche una macrofisica – si inserisce nell’esperienza collettiva elaborata in anni di lotte contro i Cie, per meglio mettere a fuoco il dispositivo in generale.
Creati come Centri di permanenza temporanea (Cpt) nel 1998 dal governo di centro-sinistra con la famigerata legge Turco-Napolitano, i Cie non possono essere umanizzati né riformati – cosa che le istituzioni locali vanno invece farneticando a proposito del costruendo Cie in Toscana! – ma devono essere cancellati dalla storia umana, come tutti i lager e le altre istituzioni totali.
Abbiamo sempre tenuto Joy aggiornata sulle mobilitazioni per la sua liberazione perché fosse chiaro che, oltre a noi, dal nord al sud c’era chi si muoveva per lei e contro i Cie.
Joy sa anche che stiamo stilando questo dossier, come ha sempre saputo che la nostra lotta al suo fianco andava anche oltre la sua particolare situazione, ma senza perderla mai di vista.
D’altronde tutto era partito, lo ricordiamo, dalla rivolta dell’agosto 2009 nel Cie di via Corelli contro il “pacchetto sicurezza” che prolungava la detenzione da due a sei mesi. E fu proprio durante il processo contro i rivoltosi e le rivoltose che Joy raccontò di aver respinto un’aggressione sessuale da parte dell’ispettore-capo Vittorio Addesso.
Non si è dunque trattato di una relazione privilegiata fra noi e Joy, ma di un ponte fra una donna rinchiusa nel Cie e chi, fuori, era solidale con lei.
Questo “glossier” vuole anche essere un riconoscimento alle compagne e ai compagni che si sono mobilitate/i insieme a noi, a quella incredibile rete che, concretamente e senza alcuna volontà di egemonizzare, ha messo a disposizione tutti i suoi mezzi – radio, presenza fisica nelle piazze, azioni, informazione – comprendendo l’importanza di questa lotta.
Per meglio rendere l’idea di questo percorso, abbiamo pensato di aprire il “glossier” con il permesso di colloquio rilasciato dalla prefettura di Modena e di chiuderlo con il “decalogo” che la questura modenese ha preparato per chi, il 30 luglio scorso, stava organizzando un presidio sotto al Cie.
I termini in grassetto nel testo rimandano ad altre voci del “glossier”.
All’indirizzo web noinonsiamocomplici.noblogs.org si trova una versione di questo glossario-dossier con i link ipertestuali per gli approfondimenti.
(Estate 2010)
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