Joy, i Cie e le donne “perbene”

Alle donne che oggi, per chiedere le dimissioni di un capo di governo corrotto, rivendicano la propria “illibata” italianità di fronte alle “ragazze per male” che hanno bazzicato le varie ville del piduista incipriato ricordiamo che se il Potere è anche potere di comprare ciò che/chi si vuole (minorenni comprese) e quando lo si vuole, non si può fingere di ignorare che vi sono luoghi, come i Cie e altre istituzioni totali, in cui quel medesimo Potere si manifesta nel diritto – coperto da connivenze – di umiliare, violentare, torturare corpi considerati come oggetti sempre a disposizione.

Pubblichiamo molto volentieri le considerazioni di una compagna di Roma.

Joy, i Cie e le donne “perbene”

Il 2 febbraio, il tribunale di Milano, paladino della democrazia (!?!), ha assolto l’ispettore di PS Vittorio Addesso dall’accusa di violenza sessuale nei confronti di Joy.
Lo Stato si è autoassolto.
La sentenza ha ribadito l’immunità e l’impunità delle istituzioni in divisa ogniqualvolta queste agiscano violenza, immunità ed impunità che fanno parte dell’insieme dei privilegi che i “tutori dell’ordine” hanno come contropartita dei loro servigi.
Ma non è solo questo: la sentenza è una modalità del controllo sociale.
Il sistema intende rimarcare l’inutilità e l’impossibilità della ribellione da parte degli oppressi e renderne evidenti i rischi che questi ultimi corrono nel rivendicare giustizia. Su Joy e Hellen pende una denuncia per calunnia e questa sentenza apre scenari preoccupanti.
Ma la sentenza apre anche ad una serie di considerazioni estremamente attuali.
Le donne rinchiuse nei Cie sono prostitute, prostitute vittime di tratta e lavoratrici migranti di altro tipo che hanno perso il lavoro o sono diventate irregolari per qualche motivo, ma, lì dentro, perdono ogni identità e diventano tutte “puttane”, nel senso preciso che questa società patriarcale attribuisce al termine.
Sono bottino di guerra e, come vinte, come nuove schiave, devono essere disponibili ad ogni tipo di richiesta di prestazione sessuale esercitata da chi è preposto al controllo e alla gestione di quei luoghi e, quindi, nella veste ufficiale di rappresentante delle istituzioni.

Perché le” prestazioni sessuali” che le donne  e le trans rinchiuse nei Cie devono fornire, in una condizione di ricattabilità e di soggezione, per ogni più piccola necessità, non scandalizzano le donne “perbene” della così detta sinistra?
Perché non c’è una mobilitazione con appelli sui giornali e dichiarazioni di fuoco, dato che un rappresentante delle istituzioni, accusato di violenza sessuale è stato, guarda caso, assolto, nonostante l’incidente probatorio dell’8 giugno ed il rinvio a giudizio con rito abbreviato?
Perché nessuna di queste si indigna per l’uso del corpo delle donne nei Cie, donne soggette ad un inestricabile e preciso intreccio di oppressioni di razza, genere e classe e per le violenze che su di loro vengono quotidianamente perpetrate?

Azzardo qualche ipotesi?
Perché i Cie sono stati istituiti dal centro-sinistra come Cpt, “migliorati” e supportati con la legge sul reato di immigrazione clandestina dal centro-destra ed entrambi gli schieramenti sono in assoluta sintonia sui principi che li informano, da quello della detenzione per condizione, a quello di strumento di controllo del mercato del lavoro, passando attraverso le guerre neocoloniali, dirette ed indirette, che provocano l’esodo di massa delle popolazioni del terzo mondo.
Perché non c’è nessun ritorno politico. Come possono i partiti e i partitini della così detta sinistra usare la violenza di genere nei Cie come arma di ricatto verso il primo ministro ed il suo governo, se ne sono corresponsabili?

Allora perchè questo sdegno per i comportamenti sessuali del premier e l’uso del corpo delle donne  e nessuno sdegno per i ricatti sessuali all’interno dei Cie verso donne, oltre tutto, non libere, ma costrette?
Perché sui Cie non è possibile nessuna strumentalizzazione politica.

E, allora, è palese che l’indignazione per l’uso del corpo delle donne che viene portata in piazza il 13, è solo strumentale.
Ma sarebbe niente.
E’ che questo è veramente dannoso per tutte le donne, per la nostra dignità e per le nostre lotte.

Elisabetta


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